venerdì 30 dicembre 2011

SALI DA BAGNO AROMATICI

E' semplicissimo farsi a casa i sali da bagno aromatozziati nei piu' vari modi.
Quelli che ho fatto io sono adatti per l'inverno perche' hanno tutti ingredienti che "scaldano",che sono stimolanti ed energizzati:

250gr di sale
50gr di bicarbonato di sodio
buccia di un arancia
4 chiodi di garofano
4 semi di cardamomo

Il cardamomo e' una spezia orientale che si usa spesso nei dolci della cucina indiana (ma anche in molte preparazioni salate).Sono dei piccoli gusci bianchi o verdi,che si aprono e all'interno ci sono tanti piccoli semini neri,molto aromatici,che vanno polverezziati in un mortaio insieme ai chiodi di garofano.




Una volta resi in polvere i semini di cardamomo e i chiodi di garofano,si mettono in un frullatore insieme alla buccia di arancia,al sale e al bicarbonato.
Si frulla il tutto fino a che la buccia di arancia si polverizza completamente e il tutto rimane ben amalgamato e mischiato.
Semplicissimo no??A questo punto basta metterlo in un bel barattolo di vetro senza nessun problema,visto che il sale funge da conservante ...e non vi dico che profumo quando si apre il barattolo!!
Basta poi aggiungerne un cucchiaio all'acqua del bagno.Il bicarbonato di sodio poi e' un ottimo abbinamento con il sale ,perche' quest'ultimo tende a seccare un pochino la pelle,mentre il bicarbonato riequilibra quasta azione del sale con il suo effetto idratante ,che rende la pelle piu' morbida.

un altro barbatrucco per evitare che la pelle si secchi troppo quando si usano i sali da bagno, e' aggiungere all'acqua un poco di aceto,che ha lo stesso effetto idratante e riequilibrante del bicarbonato.

giovedì 29 dicembre 2011

FRAU HOLLE




Una vedova aveva due figlie. Una era bella e laboriosa, l'altra brutta e pigra. Ma la donna aveva molto più affetto per quella brutta e pigra perché era figlia sua, mentre l'altra era costretta a sbrigare tutte le faccende di casa come una serva, una cenerentola. Tutti i giorni la povera ragazza, seduta accanto al pozzo che c'era sulla via maestra, doveva filare, filare e filare fino a che le dita cominciavano a sanguinarle.

Un giorno successe che il fuso si era tutto imbrattato di sangue e la ragazza si spenzolò nel pozzo per sciacquarlo, ma il fuso le sfuggì di mano e cadde giù. La ragazza si mise a piangere, corse dalla matrigna e le raccontò la disgrazia che le era successa. Ma la donna la rimproverò aspramente e, senza muoversi a pietà, le disse: "Hai fatto cadere il fuso nel pozzo? Bene, e allora ritiralo fuori!". Così, la ragazza tornò al pozzo senza sapere cosa fare; angosciata com'era, non seppe trovare di meglio, per recuperare il fuso, che saltare lei stessa dentro al pozzo. Perse i sensi, e quando si ridestò e tornò in sé, si ritrovò in un bel prato dove il sole splendeva su mille e mille fiori colorati. Prese a camminare e arrivò a un forno pieno di pane; il pane gridava: "Oh, tirami fuori, tirami fuori, se no brucio. E' un bel pezzo che son cotto!". La ragazza si avvicinò e con la pala tirò fuori, uno per uno, tutti i pani. Poi riprese il cammino e arrivò vicino a un albero carico di mele; l'albero gridò: "Oh, scuotimi, scuotimi, noialtre mele siamo bell'e mature!" La ragazza scosse l'albero così che le mele caddero a pioggia, e continuò a scuoterlo finche' sulla pianta non rimase un solo frutto. Dopo aver raccolto tutte le mele in un bel mucchio, proseguì per la strada. Alla fine arrivò in vista di una casetta alla quale stava affacciata una vecchia. La ragazza si spaventò perché la donna aveva dei dentoni da non si dire, ma, mentre faceva l'atto di scappar via, la vecchia le rivolse la parola: "Perche' hai paura, bambina mia! Resta da me, se farai tutte le faccende di casa a puntino, ti troverai bene! Devi solo stare attenta a rifarmi il letto per bene e a sprimacciarlo a dovere, perche' le piume volino via e cada così la neve sulla terra. "Io sono Frau Holle".



Data la gentilezza con cui la vecchia le aveva parlato, la ragazza riprese coraggio, accettò la proposta e si mise al servizio della donna. Svolse tutti i lavori con piena soddisfazione della vecchia e il letto lo sprimacciava sempre con tale energia che le piume volavano all'intorno come fiocchi di neve. In cambio, stava bene in quella casa, mai una parola cattiva, e tutti i giorni in tavola non mancava né il lesso né l'arrosto. Era già un bel pezzo che la ragazza stava da Frau Holle, quando, a un certo punto, cominciò a sentirsi triste. All'inizio non sapeva neppure lei cosa le mancava, ma alla fine si rese conto di avere nostalgia di casa. Benché qui, da Frau Holle, stesse mille volte meglio che a casa sua, sentiva però nostalgia di tornarci. Ne parlò con la vecchia: "Mi è venuta nostalgia di casa, e anche se laggiù non sto bene come qui, non posso restare ancora; devo tornare dai miei". Frau Holle rispose: "Mi fa piacere che tu desideri tornare a casa, e poiché mi hai servito così fedelmente, ti voglio portare lassù io stessa". La prese per mano e la condusse davanti a un grande portone. Questo si aprì, e, appena la ragazza fu sotto la volta, cadde giù una scrosciante pioggia d'oro, e tutto quell'oro, che era davvero tanto, le restò attaccato addosso."E' giusto che tu lo abbia, perche' sei stata laboriosa", disse Frau Holle, riconsegnandole anche il fuso che le era caduto nel pozzo. In quel mentre il portone si richiuse e la ragazza si trovò lassù nel mondo, non distante dalla casa della madre. E quando arrivò nel cortile, il galletto che era appollaiato sul pozzo cominciò a cantare:

"Chicchirichì!
La nostra fanciulla tutta d'oro, eccola qui!"

Entrò in casa e, dato che era tutta coperta d'oro, ebbe una buona accoglienza dalla madre e dalla sorella. La ragazza raccontò tutto quello che le era capitato, e quando la madre sentì come le era arrivata tutta quella ricchezza, s'intese di procurare la stessa fortuna alla figlia brutta e pigra. Quest'ultima dovette mettersi accanto al pozzo a filare, e, per sporcare di sangue il fuso, si punse la mano infilandola fra i rovi. Poi gettò il fuso nell'acqua e ci saltò dentro anche lei. Come l'altra arrivò su un bel prato e imboccò il medesimo sentiero. Quando fu in prossimità del forno, ecco il pane che grida: "Oh, tirami fuori, tirami fuori, se no brucio! E' un bel pezzo che son cotto". Ma la pigra rispose: "Sì, avessi voglia di sporcarmi!" e tirò avanti. Subito dopo arrivò vicino al melo, che gridò: "Oh, scuotimi, scuotimi, noialtre mele siamo bell'e mature!". Ma lei rispose: "Ma che sei matto, me ne avesse a cascare una in capo!". E tirò dritto. Quando fu davanti alla casa di Frau Holle, non ebbe paura perché sapeva già dei dentoni, e subito si mise al suo servizio. Il primo giorno, facendo forza su se stessa, fu laboriosa ed eseguì tutto quello che Frau Holle le diceva di fare. Il secondo giorno, però, cominciò a bighellonare, e il terzo ancora di più e finì che la mattina non voleva neppure alzarsi. Non rifaceva neanche a dovere il letto di Frau Holle e non lo sprimacciava in modo che le piume volassero via. Tutto ciò non piacque alla vecchia che la licenziò. La pigra ne fu contenta perché pensava che adesso sarebbe stato il momento della pioggia d'oro. Frau Holle condusse anche lei al portone, ma, quando fu sotto la volta, al posto dell'oro, le si riversò addosso un paiolo di pece. "E' in ricompensa dei tuoi servigi", disse Frau Holle, e chiuse il portone. La pigra arrivò a casa, ma era coperta di pece, e il galletto sul pozzo, appena la vide, si mise a gridare:

"Chicchirichì,
la nostra fanciulla tutta sudicia, eccola qui!"

E la pece le restò attaccata addosso e non volle andarsene finché visse.

FIABA DEI FRATELLI GRIMM
(http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/grimm/holle.htm)

sabato 24 dicembre 2011

Terza settimana dell'Avvento - l'Angelo Bianco
La terza domenica, un angelo tutto bianco e luminoso discende verso la terra. Tiene nella sua mano destra un raggio di sole che possiede un potere meraviglioso. Va verso tutti gli esseri umani nel cui cuore l'angelo rosso aveva trovato dell'amore autentico e li tocca con il suo raggio di luce. Allora questa luce penetra nel cuore di questi uomini e si mette a rischiararli e a riscaldarli dall'interno.
Ed è come se il sole si accendesse nei loro occhi e discendesse nelle loro mani, nei loro piedi e in tutto il loro corpo. Persino i più poveri, i più umili fra gli uomini sono così trasformati e cominciano ad assomigliare agli angeli, perché hanno un po' d'amore puro nel loro cuore.
Ma non tutto il mondo vede questo angelo bianco. Solo gli angeli lo vedono e coloro i cui occhi sono stati illuminati dalla sua luce. È con questa luce negli occhi che si può vedere anche il piccolo Bambino che nasce nella mangiatoia.



L'Angelo Viola Malva - Quarta Domenica
L'ultima domenica prima di Natale un grande angelo con il mantello di un colore violetto molto delicato e caldo appare in cielo e sorvola tutta la terra. Tiene nella sua mano una grande lira. Suona con questa lira una musica molto dolce e canta un canto molto armonioso e chiaro. Ma per udirlo bisogna avere un cuore silenzioso e attento.
Egli canta il grande canto della Pace, il canto del Bambino Natale e del Regno di Dio che viene sulla terra. Moltissimi angioletti lo accompagnano e anch'essi cantano e giubilano nel cielo.
Allora tutti i semi che dormono nella terra si risvegliano e la terra stessa ascolta e trasale: il canto degli angeli le dice che Dio non la dimentica e che un giorno sarà di nuovo un Paradiso.

articolo tratto da Fior di Pesco Edizioni (distribuita da Editrice Antroposofica)

venerdì 9 dicembre 2011

{this moment}

{this moment} - A Friday ritual. A single photo - no words - capturing a moment from the week. A simple, special, extraordinary moment. A moment I want to pause, savor and remember.
INSPIRED BY SOULEMAMA





lunedì 5 dicembre 2011

Seconda settimana dell'Avvento -

l'Angelo rosso

Oggi un secondo angelo discende dal cielo.
È vestito con un grande mantello rosso e porta nella sua mano sinistra un grande canestro, tutto d'oro.
Questo canestro è vuoto e l'angelo vorrebbe riempirlo per riportarlo tutto pieno d'innanzi al trono di Dio. Ma cosa vi andrà a mettere?
Il canestro è molto fine e delicato,perché è intrecciato con raggi di sole; non ci si possono mettere cose dure e pesanti dentro. L'angelo passa molto discretamente in tutte le case,su tutta la terra e cerca...
Che cosa cerca? Egli scruta il cuore di tutti gli uomini per vedere se vi trova un po' d'amore completamente puro.
E questo amore lo mette nella sua coppa e, quindi, lo porta verso il cielo.
E là, coloro che abitano il cielo, gli angeli e anche gli uomini che sono morti sulla terra, prendono questo amore e ne fanno luce per le stelle.
(dal libro Festeggiare l'avvento
Soline e Pierre Lienhard
Fior di Pesco Edizioni )



Nonostante la visione sia un po' troppo cristianizzata,se si va al di' la' di cio'
il significato di questo periodo che precede il Solstizio D'Inverno nel simbolismo che questa descizione trasmette e' molto bello.L'Angelo che discende nel mondo con il suo cesto intrecciato di raggi di sole,in cui non puo' essere messo nulla di pesante,ma solo cio' che e' puro ,in modo che possa essere portato dalla Divinita',simboleggia il lavoro interiore che noi dobbiamo fare ,e cioe rendere noi stessi e i nosti pensieri,la nostra Anima
leggeri,puri,in Armonia,lasciando andare tutti i sentimentalismi,le emozioni e i pensieri negativi che ci appesantiscono ed oscurano la nostra Anima e il nostro cuore.
Dobbiamo tenere lontani questi pensieri e stati d'animo in modo siano sempre presenti,nel Centro di Noi stessi,nonostante cio' che succede ci intorno ,La Gioia,l'Amore e L'Armonia,che soli possono pian piano avvicinarci a quella dimensione Luminosa e divina la Cui Essenza e' propio Gioia,Amore e Armonia puri.

giovedì 1 dicembre 2011

PRIMA SETTIMANA DELL'AVVENTO



The first light of Advent is the light of stones,
Light that lives in seashells, in crystals and in bones

The second light of Advent is the light of plants,
Plants that reach up to the sun and in the breezes dance

The third light of Advent is the light of beasts,
Light of hope that shines in the greatest and the least

The fourth light of Advent is the light of you and I,
The light of love, of thought, to give and understand
-Rudolf Steiner




Siamo giunti alla prima settimana Dell'Avvento,
Ecco come viene descritto questo periodo
secondo la filosofia Antroposofica di Rudolf Steiner

Prima settimana dell'Avvento: l'Angelo blu
Come possiamo sapere che il Natale sta per arrivare? Non lo si può vedere con gli occhi, perché i giorni e le notti sono come sempre e gli uomini vivono e si occupano delle loro faccende come al solito. Non lo si può sentire con le orecchie, perché i rumori che risuonano sono sempre gli stessi: auto, aerei che passano, bambini che gridano e così via.
Pur tuttavia, quattro settimane prima di Natale, avviene qualcosa di molto importante: un grande angelo discende dal cielo, per invitare gli abitanti della terra a preparare il Natale. Indossa un grande mantello blu, intessuto di silenzio e di pace. La maggior parte delle persone non se ne accorge perché sono troppo occupate a fare altro. Ma l'angelo canta con voce profonda e solamente coloro che hanno un cuore attento possono sentirlo. Egli canta: «Il cielo viene sulla terra, Dio viene ad abitare nel cuore degli uomini.
Siate desti! Apritegli la porta!». È oggi che questo angelo passa e parla a tutti gli uomini. E coloro che lo sentono si mettono a preparare il Natale cantando canzoni e accendendo candele...
-dal libro Festeggiare l'avvento
Soline e Pierre Lienhard
Fior di Pesco Edizioni (distribuita da Editrice Antroposofica)

martedì 29 novembre 2011

VASSILISSA


C'era una volta un mercante. In dodici anni di matrimonio aveva avuto solo una figlia, Vassilissa, che era bellissima.
Sua moglie morì quando la piccola aveva otto anni. Sentendo la fine avvicinarsi, la madre chiamò a sé la bambina, e da sotto le coperte tirò fuori una bambolina che come Vassillissa indossava stivaletti rossi, grembiulino bianco, gonna nera e corsetto ricamato e le disse:
“Ascolta le mie ultime parole, e ubbidisci alle mie ultime volontà. Prendi questa bambola, è il mio dono per te con la mia benedizione materna; conservala con cura, non mostrarla a nessuno, e nutrila quando ha fame. Se ti troverai in difficoltà, chiedile aiuto, essa ti dirà che cosa fare.”
La donna strinse forte a sé la figlia e morì. La bambina e suo padre a lungo piansero e si disperarono.
Il vedovo era un bell’uomo, che piaceva a molte donne, ma quando decise di risposarsi, egli si scelse in moglie una donna molto più giovane di lui, che era anch’essa vedova con due figlie della stessa età della sua bambina. La sua nuova moglie era una donna di classe, dai modi educati, insomma, appariva come un’ottima padrona di casa, eppure scelse la matrigna sbagliata per Vassilissa, poiché non era buona e affettuosa nei confronti della bambina.
La matrigna e le sorellastre erano invidiose della bellezza di Vassilissa.
La tormentavano di continuo impartendo ordini su ordini, e la caricavano di lavoro per farsi servire da lei tutto il tempo, e la mandavano anche a tagliare la legna, per far sì che il vento e il sole le rovinassero la pelle, e che il lavoro duro la facesse deperire.
Ma Vassilissa sopportava tutto senza mai lagnarsi né commiserarsi, e diventava ogni giorno più bella, aveva sempre un aspetto più candido e grazioso, mentre la matrigna e le sue figlie, le quali non uscivano mai e non muovevano mai un dito, al contrario diventavano sempre più brutte e si logoravano sempre più dall’invidia.
Esse non sapevano che Vassilissa aveva la bambolina che l’aiutava nelle incombenze, infatti, senza di essa la bambina non avrebbe mai potuto fare tutto da sola. La sera, quando tutti dormivano, la giovinetta si chiudeva nel suo angolino, a dar da mangiare alla fedele bambola e, infelice si sfogava con lei delle sue disgrazie:
“Bambolina mia, mangia ed ascolta le mie pene! Triste è la casa di mio padre, la matrigna cattiva vuole la mia morte. Dimmi, cos’è che devo fare?”
La bambola mangiava, poi consolava Vassilissa, la consigliava e al mattino faceva tutto il lavoro al suo posto.
Vassilissa si riposava all’aria fresca, coglieva dei fiori, si occupava dell’orto, puliva e preparava le verdure e le mise sul fuoco che aveva acceso. La bambola le indicò inoltre una preziosa erba contro gli arrossamenti della pelle.
Vassilissa crebbe e divenne una donna in età da marito. Tutti i ragazzi domandavano la sua mano, e nessuno sembrava interessato invece alle sue sorellastre. Allora la matrigna si mise a maltrattare ancora di più la figliastra e rispondeva ai pretendenti:
“Non farò mai sposare la mia figlia minore prima delle mie primogenite!”
E quando i giovani uomini se andarono, ella picchiò la figliastra per vendicarsi.
Un giorno il mercante dovette partire per un lungo viaggio, e la matrigna se ne andò ad abitare in una casa ai margini della foresta in cui viveva Baba-Jaga, la vecchia strega. Questa non lasciava nessuno avvicinarsi alla sua casa e aveva fama di essere mangiatrice di uomini.
Sperando prima o poi di sbarazzarsi di Vassilissa, la matrigna la mandava tutto il tempo nella foresta, in cerca di questo o quello, o a far legna, confidando che qualcosa di male potesse accaderle. Ma la ragazza tornava invece a casa ogni volta, grazie alla guida della bambola, che la teneva lontana dalla casa della strega.

Venne l’autunno. Le ragazze trascorrevano le lunghe serate l’una lavorando al merletto, l’altra a fare la maglia, e Vassilissa a filare il lino. La matrigna dava loro dei compiti per la notte e poi se ne andava a letto, lasciando solo una candela accesa a loro che lavoravano. Poi una delle sue figlie spense la candela con una pinza come la madre le aveva ordinato.
“Che disgrazia! Non abbiamo ancora finito il lavoro e non c’è più fuoco in casa e ora siamo al buio. Bisogna andare a chiederlo a Baba-Yaga! Chi ci va?”
“Io no” disse quella che stava lavorando al merletto “per me non ce n’è bisogno, coi miei spilli ci vedo bene!”
“Nemmeno io” disse l’altra “I miei aghi luccicano, quindi ci vedo bene lo stesso”
E tutte e due si rivolsero a Vassilissa: “Tu hai più bisogno di noi di luce, quindi tocca a te andare a cercare il fuoco da Baba-Yaga!”
E così dicendo la spinsero via dalla stanza. Vassilissa corse nel suo angolino per dare da mangiare alla bambola, e le disse in lacrime:
“Bambolina mia, mangia e ascolta la mia pena! Vogliono che vada da Baba-Yaga. Mi divorerà!”
“Non piangere” le rispose la bambola. Prendimi con te e portami tranquillamente là dove devi andare. Mentre io sono con te non può succederti niente.”
Vassilissa si mise in tasca la bambola e si rassegnò ad addentrarsi nella foresta oscura.
Nel bosco l'oscurità si faceva sempre più fitta, e i ramoscelli che le scricchiolavano sotto i piedi la riempivano di paura. Infilò la mano nella tasca del grembiule, dove nascondeva la bambola che la mamma le aveva dato, e subito si sentì meglio. E a ogni biforcazione Vassillissa infilava la mano nella tasca e consultava la bambola, e la bambola le indicava da che parte andare.
Improvvisamente un uomo vestito di bianco su un cavallo bianco passò al galoppo, e il cielo si fece più chiaro.
Poi proseguì il cammino e vide un altro cavaliere: questo era tutto rosso, vestito di rosso su un cavallo rosso. E allora si alzò il sole.
Solo verso sera Vassilissa giunse alla capanna di Baba-Yaga. La casa era fatta di ossa, di teschi e di occhi, ed era sorretta da colonne fatte di gambe umane. Le maniglie delle porte e delle finestre erano fatte con dita di mani e piedi umani, e il chiavistello era un grugno di denti appuntiti.
La povera ragazza tremò come una foglia vedendo tutto questo orrore, e in quel mentre giunse un terzo cavaliere tutto nero a bordo di un cavallo nero. A quel punto era notte, e gli occhi dei teschi si accesero, cosicché tutto intorno era luce come se fosse giorno. Vassilissa avrebbe voluto scappare e salvarsi, ma per la paura non riuscì a muovere un passo.
Di colpo si fece buio pesto nella foresta, mentre le foglie degli alberi frusciavano in modo sinistro, la spaventosa strega apparse. Veramente orrenda, viaggiava su un mortaio che si spostava da solo. Guidava questo veicolo con un remo a forma di pestello, e intanto cancellava le tracce alle sue spalle con una scopa fatta con capelli di persone morte da gran tempo. E il mortaio volava nel cielo con i capelli grassi di Baba-Yaga che svolazzavano dietro. Il lungo mento era ricurvo verso l'alto e il lungo naso verso il basso, così si incontravano al centro. Aveva una barbetta a punta tutta bianca e verruche sulla pelle. Le unghie nere erano spesse e ricurve e tanto lunghe che non poteva chiudere la mano a pugno.
Gridò a Vassilissa: “Sento odor di carne umana. Chi c’è qui?!”
Tutta tremante di paura, la povera ragazza s’avvicinò timidamente:
“Sono io, signora nonna, sono venuta perché le mie sorellastre mi hanno mandata a cercare legna per riaccendere il fuoco”
“Si, va bene, le conosco” rispose Baba-Yaga. Resterai qui per servirmi. Se farai un buon lavoro ti darò quel che cerchi, altrimenti ti mangerò!”
“Servimi a tavola tutto quello che c’è nel forno, e sbrigati, perché ho fame!”
Nel forno c'era cibo per dieci persone e Baba-Yaga lo mangiò tutto, lasciando una piccola crosta e un cucchiaio di minestra per Vassilissa.
"Lavami i vestiti, scopa il cortile e la casa, e separa il grano buono da quello cattivo e vedi che tutto sia in ordine. Se quando torno non avrai finito sarai tu il mio banchetto".
E Baba-Yaga volò via sul suo mortaio. E cadde di nuovo la notte.
“Domani, dopo che sarò andata via, spazzerai per bene in casa, pulirai dappertutto, mi preparerai la cena e farai il bucato. Poi macinerai il frumento. E bada bene che tutto sia ben fatto, altrimenti ti mangerò!”
Quindi andò a letto e russò fragorosamente. Vassilissa nutrì la bambola con i pochi resti della cena della strega e le disse piangendo:
“Piccola bambola, mangia bene e ascolta le mie pene! Se non faccio tutti questi lavori, Baba-Yaga mi mangia!”
“Non piangere, bambina,” le rispose la bambola. “Dormi tranquilla, che il mattino ha l’oro in bocca!”
Vassilissa si alzò prima dell’alba, ma la strega se ne era già andata. Presto gli occhi dei teschi si spensero e venne il cavaliere bianco e si fece giorno, e poi arrivò anche il cavaliere rosso.
Rimasta sola, fece il giro della casa, aspettando di trovare una mole di lavoro da fare e chiedendosi da dove avrebbe cominciato, quando vide che tutto era già stato messo a posto e tutto era fatto, mentre la bambola stava finendo di macinare gli ultimi chicchi di grano. Allora Vassilissa la baciò e:
“Come posso ringraziarti, mia adorata bambola! Tu mi hai salvato la vita!”
La bambola si arrampicò sulla tasca e disse: «Tu devi solo preparare il pranzo, poi potrai riposarti.”
La sera la tavola era pronta, presto il cavaliere nero venne e fu notte. Gli occhi dei teschi si erano nuovamente illuminati, le foglie sibilavano sinistramente, ed ecco che Baba-Yaga tornò. Vassilissa le corse incontro.
La strega le domandò se aveva fatto tutto.
“Vedi tu stessa, signora” rispose la giovane.
La strega ispezionò la casa, guardò dappertutto e non trovò niente da ridire, e grugnì: “Va bene, può andare..”
Chiamò poi i suoi fedeli servitori perché macinassero il frumento, e tre paia di mani comparvero a mezz'aria e cominciarono a raschiare e a pestare il frumento. La pula volava per la casa come una neve dorata. Quando fu tutto finito Baba-Yaga si sedette a mangiare. Mangiò per ore e ordinò a Vassillissa di pulire di nuovo tutta la casa, di scopare il cortile e lavarle i vestiti.
“Domani, oltre a quello che hai fatto oggi, dovrai setacciare, in quel mucchio di sporcizia, molti semi di papavero. Voglio una pila di semi di papavero e una pila di sporcizia, ben separati, altrimenti ti mangio!".
Si mise a letto e russò subito. Vassilissa mise da mangiare alla bambola e questa le disse come la sera prima:
“Vai pure a dormire tranquilla, tutto sarà fatto per quando tornerà domani sera, Vassilissa cara. Abbi fede, che il mattino ha l’oro in bocca!”
L’indomani, la strega partì, e Vassilissa e la bambola si diedero da fare in casa. Al suo ritorno, la strega esaminò il lavoro, guardando minuziosamente in tutti gli angoli della casa, e non trovò niente da dire, e chiamò i fedeli servitori come la sera prima affinché spremessero per bene i semi di papavero, e tre paia di braccia apparvero per obbedire alla strega. Quindi si mise a tavola, Vassilissa la servì in silenzio e la strega borbottò:
“Perché te ne stai senza proferir parola, tutta muta?”
“E’ che non oso, signora! Ma se me lo permetti, vorrei domandarti una cosa.”
“Domanda pure, ma ricordati che troppo saprai, presto invecchierai”
Vassillissa chiese dell'uomo bianco sul cavallo bianco.
“Quello è il mio giorno” rispose la strega.
“E quell’altro tutto vestito di rosso, chi è?”
“Quello è il mio sole ardente” rispose ancora.
“E poi ho visto anche un cavaliere nero” aggiunse Vassilissa.
“Quello è la mia notte fonda” rispose Baba-Yaga “Sono tutti e tre miei servitori fedeli!”
Vassilissa pensò ora agli altri tre, e tacque. Baba-Yaga disse: “Bhè? Non mi fai più domande?”
“No nonna. Come tu stessa hai detto, troppo saprai, presto invecchierai. Ora io so abbastanza”
“E brava” disse approvando la strega “hai voluto sapere di ciò che hai visto fuori, non su quel che succede dentro. Io sono abituata a lavarmi i panni in casa, quindi quelli che sono troppo curiosi io me li mangio!
E adesso è il mio turno di farti una domanda: come fai a fare tutti i lavori che ti assegno?”
“Con la benedizione della mia mamma che mi viene sempre in aiuto, signora.”
“Ah, è così, allora? Ebbene, ragazza benedetta, vattene, vattene subito di qui! Non ne voglio, di benedetti, in casa mia!”
E Baba-Yaga cacciò via Vassilissa, ma prima di chiudere la porta prese un teschio con gli occhi ardenti, e li mise su un bastone che le mise in mano a Vassilissa.
“Ecco il fuoco per le figlie della tua matrigna, prendilo! Dopo tutto, è per questo motivo che ti hanno mandata qui.”
Vassilissa se andò correndo nella foresta. Gli occhi del cranio le rischiaravano il cammino e si spensero solo all’alba. Camminò tutta la giornata, e verso sera, come giunse a casa, si disse: “Forse dopo tutto questo tempo si saranno procurate sicuramente altro modo di accendere il fuoco..” e pensò di gettare via il teschio, ma una voce le disse:
“Non buttarmi via, portami dalla tua matrigna!”
Vassilissa obbedì. Quando arrivò, si sorprese non poco di trovare la casa al buio, e più ancora il suo sbigottimento crebbe nel vedere la matrigna e le sorellastre accoglierla a braccia aperte.
Da quando era andata nella foresta, le dissero, non avevano più avuto modo di accendere il fuoco.
“Forse il tuo durerà di più” disse la matrigna.
Vassilissa portò dentro il cranio, e gli occhi ardenti si fissarono sulla matrigna e sulle sue figlie, seguendole dappertutto.
Invano esse tentarono di fuggire o di nascondersi, gli occhi le perseguitarono ovunque e prima dell’alba di loro rimasero solo le ceneri. Solo a Vassilissa non avevano fatto alcun male.
Al mattino Vassilissa sotterrò il cranio, sbarrò la porta e se ne andò in città, dove una vecchia signora l’ospitò nell’attesa che ritornasse il padre.
Un giorno, Vassilissa domandò all’anziana signora:
“Mi annoio a non far niente tutto il giorno, signora nonna! Se mi comprate del lino, io lo filo tutto!”
La vecchia le portò il lino e la ragazza si mise al lavoro, e il filo scorreva veloce tra le sue dita.
Finito che ebbe di filarlo, volle mettersi a tesserlo, ma c’era ancora la sua bambola che l’aiutava e le creò un bel lavoro.
Vassilissa si rimise all’opera e alla fine dell’inverno la tela era tessuta, così graziosa e sottile che avrebbe potuto farla passare per la cruna di un ago! A primavera fece sbiancare la tela, e Vassilissa disse alla vecchia signora:
“Và al mercato, nonna, vendi questa tela e tieniti i soldi che ne ricaverai.”
Ma la vecchia esclamò:
“Ma tu scherzi, mia cara! Un tessuto di tale pregio, merita di essere portato allo Zar.”
Ella si piazzò davanti al palazzo, e cominciò a passeggiare davanti alle finestre. Lo Zar la notò e la chiamò:
“Che fai lì, buona signora? Che cosa vuoi?”
“Ti porto una merce rara, come Vostra Maestà può vedere.”
Lo Zar fece entrare la vecchia e si meravigliò della tela:
“Quanto chiedi per questo tessuto, buona signora?”
“Una così preziosa stola non ha prezzo! Nessuno ha abbastanza denaro per comprarla, e solo lo Zar può averla. Te la regalo!”
Lo Zar ringraziò la vecchia che se ne andò carica di doni.
Lo Zar diede la stola ai suoi sarti, affinché ne facessero delle camicie. Essi fecero i modelli, ma riguardo al cucito, non ci fu nulla da fare! Nessun sarto osò toccare una tela di tal pregio.
Lo Zar, impaziente, andò a cercare la vecchia e le disse:
“Poiché tu hai tessuto la tela, tu sarai in grado di cucirmi le camicie!”
“Questa tela non è frutto delle mie mani, la mia figliola adottiva l’ha filata e tessuta.”
“Sta bene, sarà lei a cucire le mie camicie!”
Quando la vecchia raccontò la faccenda, Vassilissa sorrise:
“Lo sapevo che non poteva passare per lavoro fatto dalle mie mani!” e si mise a cucire.
La dozzina di camicie fu pronta in un battibaleno.
La vecchia le portò allo Zar, e Vassilissa ebbe un idea: si lavò, si pettinò, si vestì elegantemente e si piazzò davanti alla finestra. Poco dopo vide arrivare un messo dello Zar che disse alla vecchia:
“Dov’è quest’abile tessitrice? Sua Maestà lo Zar vuole ricompensarla di persona!”
Vassilissa si recò al palazzo e quando entrò lo Zar vedendola se ne innamorò a prima vista:
“Non ti lascerò più partire mia dolce creatura! Diventa mia moglie!”
Lo Zar prese per mano Vassilissa la bella, la fece sedere al suo fianco e celebrarono subito le nozze.
Ben presto il padre di Vassilissa tornò dal suo viaggio e fu molto felice della fortuna capitata a sua figlia ed andò a vivere con lei assieme alla vecchia signora.
E per tutta la vita Vassilissa portò con se, nella sua tasca, la sua fedele bambola.


di Aleksandr Nikolaevic Afanas'ev
tratta dal sito www.pinu.it

giovedì 24 novembre 2011

AVALONIA

"L'Isola dei Pomi è chiamata anche Isola Fortunata perché produce ogni bene da sé. Non ha bisogno che i campi siano arati dai contadini: non conosce alcun tipo di coltivazione, se non l'opera spontanea della natura. Offre perciò messi abbondanti, uva e frutti nati dai germogli che spuntano dai boschi. Il suolo genera tutto, e per di più con la facilità con cui cresce l'erba. Si vive un secolo e oltre, laggiù. In quel luogo nove sorelle governano felicemente coloro che le raggiungono dalle nostre terre."
Vita Merlini, Geoffrey of Monmouth





Sono veramente molto felice di aver finito questo schema che in realta' e' solo il mio secondo esperimento di questa bellissima arte femminile che e' il punto croce.
Lo schemino si chiama AVALONIA ed e' di THE LITTLE STITCHER
www.thelittlestitcher.blogspot.com





Ho fatto qualche piccalo variazione rispetto all'originale variando un poco i colori adattandomi con quelli che avevo gia' a disposizione a casa,
per esempio la cornicetta e il tronco dell'alberello di mele,li ho fatti di un bel grigio dai riflessi argentei ,e come forse si vede,mi sono lasciata prendere un po' la mano e ho fatto la A di AVALONIA un poco piu' lunga di quello che doveva essere,ma devo dire che alla fine il disegno e' comunque armonico.
Ho rifinito il ricamo facendo un piccolo cuscinetto con una bella stoffa rosso pallido vellutata,che ricorda il colore delle mele,e ho profumato l'imbottitura con un fragrante olio essenziale alla rosa.








Ora sono combattuta se tenerlo per me o fare un regalino a Natale,ma credo che propendero' per questa ultima ipotesi...
devo dire che nonostante qualche piccola imperfezione sono veramente soddisfatta nel complesso di come sia uscito il lavoro finale..ma il bello delle cose fatte a mano e artigianali e' propio questo,e cioe' che nonostante non sia perfetto come quello fatto in serie,industrialmente,ha un Anima,e nel caso del ricamo ogni punto e' un Pensiero,ogni Puntoha un valore ,ogni singolo punto e' Energia e Amore ...
energia che gli e' infusa dalla creativita'e dall'azione di chi si impegna a creare con le propie Mani.
Per questo ne approfitto anche per fare un piccolo appello:
sosteniamo gli Artigiani e il loro lavoro ,per Natale compriamo un regalo fatto a mano!!!!

lunedì 21 novembre 2011

Bending Birches: Woodland Woolens Waldorf Doll Giveaway!

Ecco qui il bellissimo GIVEAWAY dell'altrettanto bel blog Bending Birches





Bending Birches: Woodland Woolens Waldorf Doll Giveaway!: We are in for a real treat, friends. Please welcome my dear blogging friend and sponsor, Samantha from Woodland Woolens! We've combined forc...

venerdì 18 novembre 2011

{this moment}



{this moment} - A Friday ritual. A single photo - no words - capturing a moment from the week. A simple, special, extraordinary moment. A moment I want to pause, savor and remember.
INSPIRED BY SOULEMAMA

. . . . . . .

mercoledì 16 novembre 2011

Giusto per rompere il giaccio e conoscerci un po' ho pensato di riproporre qui questo giochino che gira sul web in cui bisogna assegnare una parola che parla di noi per ogni lettera dell'alfabeto,eccolo qui:



A-AUTUNNO:adoro immensamente l'Autunno con tutti i suoi colori:oro,giallo,rosso,arancio,marrone e altre mille sfumature,e' la stagione che rispecchia meglio la mia personalita'...caldo ma a volte un poco ombroso,con la sue brume che avvolgono tutto rendendolo magico e soffuso
B-BOSCO:amo la Natura in tutte le sue forme e in particolar modo passeggiare per i boschi,sopratutto quelli poco frequentati
C-CUCINA:mi piace moltissimo cucinare,ci perderei ore e ore.Amo molto le cucine etniche e mi piace autoprodurmi tutto cio' che riesco,dalla farina al pane agli ingredienti piu' particolari come il seitan o il tofu ,il latte di soya e tutto cio' che riesco a sperimentare...
D-DONNE:Madri,Bambine,Sorelle,Amiche,Meaestre,Dee,Antenate......il femminile in tutte le sue sacre e molteplici forme
E-ERBE E SPEZIE:le amo tantissimo e le utilizzo in gran quantita' sia in cucina che in tutti gli altri usi possibili e immaginabili
F-FIABE: il magico e incantato mondo delle fiabe...quelle vecchie e antiche che parlano di fate,follette,streghe,fanciulle e viandanti,con il loro arcano simbolismo che nasconde grandi insegnamenti da riscoprire e ritrovare
G-GATTO:adoro i gatti!ne ho sempre avuti molti fin da quando ero bambina,ora ho solo un piccolo micino trovatello ,salvato questa estate
H-HARE KRISHNA: la filosofia orientale che seguo
I-INDIA:Paese magico,stupendo,affascinante,sacro,culla delle filosofie piu' elevate e di grandissimi maestri spirituali
L-LEGGENDE,stessa cosa delle fiabe,in particolar modo le leggende legate al mondo celtico,che amo tanto...
M-MAMMA:cuore di mamma!essere mamma una delle cose piu' belle che ci possano mai essere in questo mondo..bhe' anche impegnativa e stancante a volte,ma ne vale la pena!!
N- Nebbia:amo la nebbia,le bruma e naturalmente LE NEBBIE DI AVALON!!!!!!!
O-Oibo'
P-PACE: Peace and Love!!!!!!!!!!!!!!
Q-QUANDO trovo la parola giusta vi faccio un fischio!!!
R-RICAMO:mi piace ricamare,fare il punto croce e cucire,sto ancora imparando a fare queste cosine fantastiche quando risco a ritagliarmi un po' di tempo solo per me,ma pian piano imparero!!!
S-Syamavallabhà ,il mio nome.Nome indiano che e' il nome della Dea Radharani,parte femminile della Coppia Divina RadhaKrishna,nome che letteralmente significa,Colei che e' amata da Syama(altro nome di krishna),il quale ha il colore della pelle blu scuro come le nuvole cariche di pioggia.
T-TRADIZIONI:malgrado l'apparenza inganni sono molto legata alle tradizioni,ovviamente non ha tutte ma a quelle che hanno un senso profondo e un suo perche'
U-UNCINETTO: Sono ancora alle prime armi,non e' molto che ho imparato ma e' veramente bello ,soddisfacente e reilassante
V-VEGETARIANESIMO:sono vegetariana ormai da quasi 20anni e lo e' anche mio marito e i miei figli
Z-zzzz...CHE SONNO!me ne vado a dormire!!!ciao ciao

martedì 15 novembre 2011

Eccoci qui in questo nuovo spazio...
Questo vuole essere una sorta di diario in cui annotare i miei pensieri,le mie riflessioni,i miei desideri e quant'altro mi passa per la mente. E sara' anche un angolino dove poter condividere i miei vari progetti creativi personali che spaziano dall'uncinetto,al punto croce,al cucito....e molto altro.

Ancient Hearth significa ANTICO FOCOLARE,mi piace l'idea del Focolare inteso come lo era anticamente,come centro e fulcro della Casa,con un ampio camino con il fuoco sempre acceso e scoppiettante,che dona a tutto il resto della Casa il suo magico calore e la sua magica Luce soffufa,mentre su di esso vi e' appeso un Vecchio Calderone di Rame nel quale bollono e ribollono chissa' quali ricette e incantesimi che spargono ovunque il loro speciale profumo....E tutto intorno,appese sul soffitto erbe fiori e spezie ad essicare...Ingredienti raccolti in Primavera e in Estate quando la Natura e' nel suo massimo rigoglio e ci offre generosa i suoi Frutti abbondati,i suoi fiori e i suoi doni,che prontamente raccolti e conservati verranno utilizzati nel giusto modo durante i lunghi,bui e freddi mesi invernali donandoci il ricordo ,il profumo e la gioia del Sole caldo...
E assolutamente non puo' mancare,accoccolato in una cestina di vimini vicino al fuoco,un gattino tigrato che sonnecchia e si stiracchia un po' facendo' strani sogni,e vicino a lui una vecchia cagnona nera,amica e compagna che riposa tranquillamente.
E poi ci sono io,accoccolata sulla poltona vicino al caminetto mentre leggo i miei libri,ricamo ,faccio l'uncinetto o creo qualche gioiello mentre i bambini giocano allegramente e ridono riempiendo la casa di Gioia e Amore...
Questo e' il mio Antico Focolare,una Casa,un Rifugio dove rilassarmi,creare,riflettere e pensare ...con la vostra buona compagnia!!!!
a presto